I contributi figurativi per la NASPI e l’effetto penalizzante sulla pensione. Un segreto che molti ignorano e che può influire pesantemente sul tuo futuro previdenziale.
Scoprire l’intricato mondo del calcolo pensionistico è come navigare in acque misteriose, e le regole che governano i trattamenti previdenziali sono ancor più enigmatiche. Tra le intricanti danze del calcolo retributivo, contributivo e misto, capire come si giunge al rateo mensile della pensione è un vero e proprio labirinto, persino per gli addetti ai lavori. I lavoratori, giustamente, si trovano ad affrontare un mare di dubbi riguardo al calcolo del loro trattamento pensionistico.
Ad esempio, molti si chiedono quale impatto abbia la disoccupazione indennizzata INPS sull’importo della pensione. Non è affatto insolito che un lavoratore, avvicinandosi alla fine della carriera, passi prima dalla Naspi e poi si immerga nelle acque della pensione. Tuttavia, come influisce la disoccupazione sul calcolo dell’assegno previdenziale?
La percezione della Naspi o di qualsiasi altra indennità per disoccupati può incrinare il delicato calcolo della pensione? Questa domanda è tutt’altro che strana, poiché ciò che si riceve durante la disoccupazione può effettivamente influenzare il trattamento pensionistico. Alcuni approfittano della disoccupazione indennizzata INPS come un accompagnamento finanziario verso la pensione vera e propria.
C’è persino chi opta per 24 mesi di Naspi, abbandonando il lavoro prima del previsto e sfruttando la contribuzione figurativa per raggiungere la giusta soglia contributiva per il meritato riposo. Tuttavia, non sempre questa strategia si rivela conveniente, specialmente verso la fine della carriera. Per comprendere meglio, consideriamo come incide la Naspi sul calcolo della pensione, cosa si perde e cosa si può fare.
Come incide la Naspi sul calcolo della pensione.
Per la pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi, i contributi figurativi non sono soggetti a regole particolari. Tuttavia, per le pensioni anticipate, la situazione cambia notevolmente. Sia per le ordinarie, che per le varie quote 100, 102 o 103, ma anche per la quota 41 per i precoci, sono richiesti 35 anni di contributi effettivi, escludendo quelli per disoccupazione e malattia. Questi contributi possono essere utili per la cosiddetta maggiore anzianità, ma non contano ai fini del diritto alla pensione.
La Naspi dura al massimo 24 mesi, calcolati sulla metà delle settimane lavorate nei 4 anni precedenti. Il calcolo si basa sulla media mensile delle retribuzioni degli ultimi 4 anni, garantendo il 75% fino a una cifra massima prestabilita. È importante notare che la Naspi è sempre inferiore allo stipendio.
Nel sistema retributivo, le pensioni sono calcolate in base alle retribuzioni degli ultimi anni di carriera, e la disoccupazione può penalizzare, poiché abbassa le medie degli stipendi. Tuttavia, esistono soluzioni come la neutralizzazione o la sterilizzazione dei contributi, che consentono al lavoratore di escludere le contribuzioni dalla Naspi dal calcolo della pensione. Nel calcolo contributivo, i contributi da disoccupazione si sommano agli altri, senza influire negativamente sulla prestazione pensionistica per chi è licenziato e non trova un nuovo impiego.