Sono stati modificati i requisiti reddituali per accedere all’Assegno Unico. Chi sono i fortunati che riceveranno un importo più elevato?
L’Assegno Unico e Universale è un sussidio economico riconosciuto ai nuclei familiari con figli a carico. Possono richiederlo tutte le famiglie, a prescindere dalla condizione lavorativa dei membri. Non è, infatti, riservato ai disoccupati o a determinate categorie di lavoratori e, inoltre, non è previsto un determinato limite di reddito.
L’importo spettante, tuttavia, è determinato sulla base dell’ISEE. In particolare, va da un minimo di 54,05 euro a un massimo di 189,20 euro al mese, per ciascun figlio minorenne a carico. Per i figli a carico che hanno un’età compresa tra i 18 ed i 21 anni, invece, l’ammontare va da un minimo di 27 euro a un massimo di 91,90 euro al mese.
Nel 2024, l’Assegno Unico e Universale subirà delle modifiche e molti nuclei familiari riceveranno una prestazione più ricca. Il Governo sta pensando di introdurre delle maggiorazioni a partire dal secondo e terzo figlio e delle misure per consentire a più famiglie di beneficiare del sussidio.
Confermata, per il momento, l’abolizione dei titoli di Stato nel computo dell’ISEE, fino a un massimo di 50 mila euro, e degli altri titoli garantiti, come i Buoni postali e i libretti. Questa novità comporta un abbassamento dell’Indicatore Economico e, di conseguenza, un aumento dell’ammontare dell’Assegno Unico, che è calcolato proprio sull’ISEE.
Nuove regole per l’accesso all’Assegno Unico: chi potrà beneficiare del sussidio?
Le novità relative all’Assegno Unico non dovrebbero gravare eccessivamente sulle finanze dello Stato e sulla spesa pubblica, perché i beneficiari che possiedono i titoli esclusi dal calcolo dell’ISEE sono in numero contenuto.
Dal prossimo anno, tuttavia, potrebbero esserci delle innovazioni dovute ad un provvedimento dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia. Il nostro Paese, infatti, è stato sottoposto ad una procedura d’infrazione avviata dall’UE a causa della negazione dell’Assegno Unico a due specifiche categorie. Si tratta, nel dettaglio, dei genitori richiedenti che non risiedono in Italia da almeno 2 anni e dei genitori che non convivono con i figli.
Per evitare pesanti sanzioni, il Governo potrebbe ampliare la platea dei beneficiari e riconoscere il sussidio economico anche a favore di queste due categorie di soggetti.
In tal senso, la disciplina legislativa italiana risulterebbe apertamente in contrasto con quella comunitaria, perché comporterebbe delle ingiustificate discriminazioni tra cittadini dell’Unione Europea. Ci sarebbe, infatti, una violazione del regolamento sulla sicurezza sociale, che impone il divieto di ogni requisito di residenza per l’erogazione di alcuni sussidi economici, come, ad esempio, gli assegni familiari.