L’età pensionabile è destinata ad aumentare col passare del tempo. Chi rischia di dover attendere i 70 anni per smettere di lavorare?
Attualmente per accedere alla pensione di vecchiaia servono 67 anni di età e 20 anni di contributi. Questi requisiti rimarranno in vigore almeno fino al 2027.
Il presupposto anagrafico è adeguato ogni tre anni all’aspettativa di vita. Ma per i contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996, la normativa richiede il rispetto di un’ulteriore condizione. È necessario, infatti, che l’assegno spettante sia pari almeno a 1,5 volte l’Assegno sociale. In pratica, questa categoria di contribuenti dovrà maturare un assegno pensionistico di almeno 534,40 euro.
Tale principio andrebbe a svantaggio di coloro che hanno avuto una vita professionale discontinua, perché potranno smettere di lavorare a 67 anni molto più difficilmente. Se si considera che la precarietà è diventata una delle costanti della condizione lavorativa e che molte persone sono costrette a lavorare in nero oppure hanno difficoltà a trovare un’occupazione, la condizione del rispetto dell’importo minimo dell’assegno appare discriminatoria.
Saranno limitati, infatti, coloro che nel corso della propria carriera hanno percepito stipendi non elevati. Per esempio, chi ha cominciato a lavorare regolarmente nel 2000, ma solo con contratto di lavoro part-time e con una retribuzione lorda di 800 euro al mese, avrà accumulato, entro il 2024, un montante contributivo di 82.368 (cioè il 33% dello stipendio annuo lordo).
Se si applica il coefficiente di trasformazione del 5,723%, rivolto a coloro che vanno in pensione a 67 anni, il contribuente avrà diritto a una pensione annua di soli 4.713,92 euro, pari a 362,60 euro al mese. Non avrà, quindi, i requisiti richiesti per poter usufruire della pensione di vecchiaia.
Chi non riesce a maturare 20 anni di contribuzione nell’arco della vita lavorativa oppure percepisce un assegno più basso dell’importo minimo, può smettere di lavorare con 71 anni di età e 5 anni di contribuzione.
Questa misura prende il nome di “opzione contributiva della pensione di vecchiaia” che, però, è riservata esclusivamente ai contributivi puri oppure a coloro che beneficiano del computo della Gestione Separata.
I contribuenti che non maturano il requisito contributivo dei 20 anni e che hanno iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996 non hanno, attualmente, alcuno strumento di tutela. Dovranno, dunque, continuare a lavorare per raggiungere l’età contributiva richiesta oppure non potranno andare in pensione e perderanno i versamenti accreditati.
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